Oggi ho sorriso a Giusè. Ho preteso che fosse oro il passaggio dai suoi ai miei occhi. Ho aggiustato e riannodato concetti sgretolati, prima, dal sapore chimico che stiamo respirando. Tutto, con precisione, ha trovato quadrato, là dove pochi cercano con pugnale e spine il vuoto che altro non restituisce. Sangue non è stato ma lucido e chiaro acciaio a farci toccare dai reciproci silenzi, calabresità mortale a scorrere su doppia linea retta che arriva e sfugge quando stai per amarla, come fa Giusè, ch’è vecchio, per questo, e prezioso, dai suoi ai miei occhi. |