17 dicembre 2004
Benefici
amianto
E' stato pubblicato con notevole ritardo il Decreto
attuativo previsto dall’articolo 47 del D.L.
30.09.2003 n. 269, emanato dal Ministero del Lavoro
e della P.S., il 27 ottobre 2004, dopo la verifica
di compatibilità, è stato pubblicato in G.U. solo il
17 dicembre 2004.
Questo decreto del Ministero del Lavoro
congiunto al Ministero dell’Economia, dopo la lunga
verifica della Corte dei Conti, conferma i criteri
restrittivi previsti dall’articolo 47/D.Lgs 269 del
30.9.2003 per i lavoratori che abbiano presentato
domanda all’Inail dopo il 2 ottobre 2003.
Scarica il testo del decreto
e dei modelli da compilare. |
2 dicembre 2004
Incidente ferroviario sulla Bari - Taranto
PALAGIANELLO
(Taranto) - Dai
primi accertamenti, sarebbe stato il merci, diretto
verso Taranto, a non osservare uno scambio, finendo
così contro il passeggeri che viaggiava in direzione
opposta. Ferite 78 persone, un ragazzo ha perso il
braccio. Al lavoro sette tecnici per capire le cause
dell'incidente.
Non riprenderanno prima della mattinata di domani i
collegamenti ferroviari tra Bari e Taranto. Lo
comunica in serata Trenitalia che spiega che i
lavori interesseranno in particolare i binari sui
quali sopraggiungeva il treno merci. Per completarli
ci vorranno circa 10-12 ore.
Verranno così rimosse le contorte lamiere che hanno
ferito 78 persone, ma che avrebbero anche potuto
trasformarsi in un'enorme bara. Nella notte,
infatti, tre carrozze, piene di passeggeri, si sono
sollevate e precipitate in una scarpata di
sette-otto metri. E' ormai notte quando lungo la
linea ferroviaria nei pressi di Palagianello, in
provincia di Taranto, un treno merci partito da Bari
si scontra con l’Espresso 910 proveniente da Reggio
Calabria e diretto a Torino.
L’impatto è molto forte: il merci prende in pieno la
penultima carrozza del passeggeri, che vola nella
scarpata trascinando con sè altre due carrozze. Il
treno merci si ferma invece una trentina di metri
dopo il luogo dell’impatto; di questo convoglio
rimane danneggiato praticamente solo il locomotore,
che ha la cabina di guida completamente rientrata.
Il bilancio è grave, 78 persone ferite, venti delle
quali vengono ricoverate in ospedali della
provincia. Il prezzo più alto lo paga un ragazzo che
nello scontro ha il braccio sinistro amputato di
netto. Ma poteva andare anche peggio, poteva essere
un vero disastro.
Che cosa sia successo esattamente, che cosa abbia
determinato l’impatto tra i due treni non è stato
ancora accertato. Due le ipotesi, un segnale di stop
non rispettato, o un semaforo non visto o fuori uso:
per questo sono al lavoro tecnici nominati dai
magistrati tarantini che indagano sul disastro,
insieme con quelli mandati dal ministro dei
Trasporti Lunardi; ma anche le Ferrovie stanno
cercando di ricostruire esattamente l’accaduto. Dai
primi accertamenti, sarebbe stato il merci, diretto
verso Taranto, a non osservare uno scambio, finendo
così contro il passeggeri che viaggiava in direzione
opposta.
Lo scontro avviene alle 22.40. Un attimo dopo il
boato, quella zona buia della campagna tarantina è
squarciata dalle grida di paura e di disperazione.
«Ho visto la morte con gli occhi», dice un uomo che
cerca di portare sua moglie più lontano possibile
dal luogo del disastro, quasi a volerlo allontanare
anche dalla mente. Un giovane calabrese racconta:
«Ho sentito un raschio, un rumore del mio treno
contro un altro treno, poi il botto e mi sono
sentito volare via. Pensavo che era finita». E
invece se l’è cavata con tanto spavento ma senza un
graffio.
Sono questi i momenti della paura, delle grida,
della disperazione. Molti piangono, chiedono aiuto,
ma i soccorsi fanno fatica ad arrivare per la natura
stessa del luogo, racchiuso com’è da un terreno
coltivato con tendoni da una parte e la scarpata
dall’altra: difficile da raggiungere.
Tra i primi a mobilitarsi per i soccorsi è il
capostazione di Palagianello. Capisce che cosa è
successo, non ha la dimensione del fatto ma sa che è
qualcosa di molto grave. Esce disperato dalla
stazione, va per strada e si mette a gridare
«Aiutatemi, datemi una mano». E’ lui a organizzare i
primi soccorsi, a mettere insieme i primi volontari.
Quando questi arrivano, la zona è ancora buia. C’è
un gippone con un faro potente sul tetto, che
illumina quello che può. Alcuni anziani portano via
i bagagli trascinandoli nel fango, mentre dalle
carrozze precipitate nella scarpata vengono portate
fuori le persone intrappolate. Il grosso del lavoro
lo fanno i vigili del fuoco e gli operatori del 118,
ma ci sono anche le altre forze di polizia e
volontari. Raggiungono a piedi l’ultimo tratto di
quella zona impervia e paludosa, e a piedi portano
via sulle barelle i feriti.
Le Ferrovie mettono a disposizione altri mezzi di
trasporto: i passeggeri che non hanno fatto ricorso
a cure mediche sono fatti proseguire alla volta
della stazione di Palagianello per poi essere
condotti con pullman alle loro destinazioni:
Bologna, Piacenza e Torino. Parecchi che erano
saliti sul treno a Taranto scelgono di tornarsene a
casa. Partono le indagini. Arrivano il procuratore
aggiunto di Taranto, Franco Sebastio, e il sostituto
Remo Epifani. Solo nel pomeriggio, dopo i rilievi
tecnici, i magistrati autorizzano la rimozione dei
mezzi. Possono così cominciare i lavori per il
ripristino della linea ferroviaria, previsto
all’alba di domani. Nel frattempo il collegamento
viene ancora assicurato con i pullman che bypassano
la zona dello scontro, collegando Taranto con Gioia
del Colle.
Lentamente la zona viene sgomberata ma sul campo
restano gli interrogativi, e le polemiche. Tra gli
altri, i sindacati confederali dei Trasporti:
«Nonostante i finanziamenti e i progetti in corso -
denunciano - la dotazione infrastrutturale e la
tecnologia dedicata a elevare gli standard della
sicurezza della rete ferroviaria, sulla tratta
Bari-Taranto, in Puglia e nel Mezzogiorno in
generale, soffrono di carenze e ritardi nel
completamento delle opere». Sono in tutto sette i
tecnici che dovranno fare luce sulle cause dell’
incidente ferroviario avvenuto ieri sera nella
stazione di Palagianello fra un treno merci ed uno
passeggeri, che ha causato 78 feriti. La procura
della Repubblica di Taranto ha nominato cinque
periti che dovranno consegnare una relazione entro
60 giorni.
Sono tre docenti del Dipartimento vie e trasporti
del Politecnico di Bari, Pasquale Colonna, che è
direttore dello stesso dipartimento, Domenico
Sassanelli e Achille Fonzone, e Michele Ottomanelli
del Dipartimento ingegneria dell’ ambiente e per lo
sviluppo sostenibile di Taranto. I quattro esperti
saranno affiancati dall’ing. Dilalla, tecnico in
pensione delle Ferrovie, che già si è occupato in
passato di casi analoghi per conto della Procura di
Bari. Oltre ai cinque periti nominati dalla Procura
di Taranto, ci sono anche due tecnici ai quali il
ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha
incaricato di chiarire le cause dell’incidente.
Ai cinque periti la Procura di Taranto ha posto due
quesiti fondamentali: il primo è di ricostruire
l’esatta dinamica dell’ incidente, il secondo di
accertare le cause che l’hanno determinato. Quanto
alle deposizioni che la Polfer ha raccolto dai
macchinisti dei due convogli, i magistrati
inquirenti sottolineano che al momento essi sono
stati sentiti in qualità di persone informate sui
fatti. Il fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura
è per ora a carico di ignoti, con l’ ipotesi di
reato di lesioni colpose.
Il terrore nel racconto dei testimoni.
E’ andato incontro ai soccorritori nel buio
delle campagne di Palagianello mantenendosi il
braccio sinistro che pensava ormai di aver perso.
Angelo Adrisani, di 25 anni, di Metaponto, è stato
il primo ferito dello scontro ferroviario di ieri
sera ad uscire dal vagone che era rotolato giù nella
scarpata e a cercare aiuto.
Ha percorso un centinaio di metri, forse anche di
più, prima di intravedere nel buio la luce
lampeggiante di un’ambulanza e chiedere aiuto.
«Stavo andando a Parma - racconta il giovane che ora
è ricoverato nel reparto di ortopedia dell’ospedale
Pagliari di Massafra (Taranto) con il braccio
sinistro fratturato - mi trovavo nel penultimo
vagone. All’improvviso ho sentito una botta
violenta, il treno ha cominciato a oscillare ed è
poi deragliato. La carrozza in cui mi trovavo ha
continuato a strisciare sul terreno finchè non si è
fermata su un fianco».
A causa dell’impatto sono andati in frantumi i vetri
di un finestrino che era proprio vicino ad Andrisani
e lui ne ha approfittato per venir fuori dal vagone.
«Mi sono fatto forza e sono uscito da solo dal
finestrino rotolandomi sul terreno. Mi trattenevo il
braccio sinistro, lo vedevo penzolare e pensavo di
averlo perso. Quando sono uscito dal treno, attorno
era tutto buio, sentivo lamenti e grida di spavento.
Ho pensato a salvare il braccio trattenendolo al
collo con una maglia e poi stringendolo con un
laccio delle scarpe per evitare emorragie».
Il giovane ha ancora davanti a sè ben chiara la
scena del disastro, del terrore: «Dinanzi a me -
racconta - c’era una massicciata e l’ho salita, non
so chi mi abbia dato la forza, forse è stato solo lo
spirito di sopravvivenza, il fatto di pensare solo a
salvarmi. Mi sono girato e ho visto un ragazzo che
era nel mio stesso scompartimento che non aveva più
il braccio sinistro. La mamma era accanto disperata
e piangeva a dirotto, altre persone cercavano di
bloccare l’emorragia con un giubbotto. Ho
attraversato un tratto di campagna e finalmente ho
poi intravisto i primi soccorritori. Non so quanto
tempo sia passato forse un’ora, ma per me è stata
un’eternità».
Annunziata Martucci, di 62 anni, di Massafra, stava
invece parlando al telefono con la figlia che si
trova a Castel Goffredo (Parma), quando i due treni
si sono scontrati. «Stavo parlando con lei della
nipotina che sta per nascere - racconta la donna
seduta sul letto attorniata da alcuni famigliari - e
all’improvviso ho sentito il treno traballare. Ho
alzato la voce dicendo a mia figlia che il treno
stava deragliando, poi ho sentito un urto terribile.
Ho visto gente cadere nel vagone, una sull’altra.
Passato il primo spavento qualcuno mi ha poi aiutato
ad uscire. Se ricordo quegli attimi mi ritorna il
terrore».
(fonte:
www.lagazzettadelmezzogiorno.it) |
13 novembre 2004
Quando
ci troviamo uno di quei locomotori dove dovremmo
pedalare, lasciamolo al tronchino.
In Francia è successo che...
Chissà se quegli stessi
istruttori che tentano (per fortuna gli riesce
assai poco) di abilitarci al famigerato pedale
sanno cosa è successo a Rouen. Probabilmente, no. E se
lo sapranno leggendo queste righe probabilmente
ci risponderanno che è stato un caso
irripetibile, che i nostri sistemi sono assai
diversi perché poi c’è anche il SCMT, ma il
futuro è lì, non si scappa…
La cittadina francese di
Rouen è attraversata da una linea di Metrobus,
una via di mezzo tra tranvia e ferrovia
suburbana. Convogli sofisticati, ma sistemi di
sicurezza basati sulla guida ad agente solo con
“veille automatique”: si tratta dell’uomo morto,
sistema tanto antiquato quanto per nulla
ergonomico, che non ha niente a che fare con la
sicurezza ma che qualcuno, in spregio al
buonsenso (e alle ASL) vorrebbe introdurre anche
dalle nostre parti al fine di eliminare il
secondo macchinista.
Sulle linee tranviarie
francesi questo sistema generalmente si realizza
tramite l’appoggio permanente della mano sulla
leva di trazione/frenatura con rilascio ogni 13
secondi e ritorno nella posizione di appoggio
entro 2 secondi.
Intorno alle 8 del 30
agosto, nella tratta sotterranea, un treno passa
due punti di riduzione di velocità (60 e 45
km/h): il macchinista li rispetta regolarmente.
Poco dopo, lo stesso macchinista è vittima di
una serie di étourdissements
(letteralmente: stordimenti); in pratica perde
conoscenza. Il treno supera un segnale a via
impedita e finisce contro un altro treno fermo
nella sezione. Bilancio per fortuna contenuto:
una quindicina di feriti leggeri.
Come è potuto succedere che
il treno abbia continuato la propria corsa,
visto che, ad intervalli regolari, il
macchinista avrebbe dovuto eseguire l’operazione
di rilascio?
La spiegazione, sconcertante,
è solamente una. Dopo gli stordimenti, il
macchinista ha continuato ad azionare il
dispositivo di veille automatique ad intervalli
regolari per atto riflesso, pur essendo in uno
stato di incoscienza.
Eccoci dunque di fronte ad un
ulteriore elemento di rigetto verso questa
Veille Automatique à Contrôle de Maintien d’Appui
(VACMA): se ci facciamo caso, l’operazione
richiesta al guidatore sulle linee tranviarie
francesi, sostituendo il manipolatore col pedale
ed allungando i 13 sec. a 55 sec., è
maledettamente identica al sistema con pedale in
esperimento da noi. E l’atto riflesso è in
agguato, che si tratti di mano o piede.
La morale è una sola.
Quando ci troviamo uno di quei locomotori
dove dovremmo pedalare, lasciamolo al tronchino.
Stesso discorso se questo locomotore è
equipaggiato di istruttore di linea che fa
l’amicone e con una battuta e una pacca sulla
spalla ci propone di pedalare (ovvero: tenta di
abilitarci). Se proprio insiste, lasciamo a lui
il piacere di pedalare, non tocchiamo
assolutamente il banco e, per il nostro bene (e
il suo, anche se fa fatica a capirlo),
ricordiamogli di Rouen.
(tratto dalle
"News" del numero di novembre 2004 della
rivista "la talpa" di Milano) |
11 novembre 2004
Bologna
- Incidente di Casalecchio Garibaldi
Chiesto il rinvio a giudizio per due ferrovieri
Il Pm di Bologna
Lucia Musti ha chiesto il rinvio a giudizio
del macchinista e del capotreno del treno
11432 Porretta-Bologna che il 30 settembre
2003 ebbe un incidente alla stazione
Casalecchio Garibaldi, alle porte della
città: rimasero ferite 150 persone, e una di
queste, Domenico Gilli, un pensionato
torinese di 76 anni, morì 3 giorni dopo,
secondo l’accusa anche a causa delle lesioni
riportate nell’ incidente.
Il magistrato, che ha coordinato le indagini
della squadra di pg della polizia
ferroviaria, ha chiesto il processo per
Gabriele Martini, 44 anni, ravennate,
macchinista, e per Daniele Boscolo, 37, di
Rovigo, capotreno.
Le accuse, in concorso, sono di omicidio
colposo, disastro ferroviario colposo e
lesioni colpose plurime aggravate. La
ricostruzione dell’ incidente si è basata
sulla consulenza medico legale sulle cause
della morte del pensionato, sulla relazione
tecnico- informatica del compartimento di
polizia postale dell’Emilia- Romagna e sulla
consulenza tecnica sulla dinamica dei fatti
affidata al Politecnico di Milano.
Secondo gli atti dell’indagine, macchinista
e capotreno hanno avuto una colpa generica,
dovuta a negligenza, imprudenza e imperizia,
e una colpa specifica in quanto non hanno
visto e quindi rispettato un segnale giallo,
che indica al macchinista l’obbligo di
mettersi in condizione di fermarsi al
segnale successivo. Il treno, con questo
segnale, dovrebbe viaggiare a 30 km/h.
Il convoglio, per l'attivazione del
meccanismo di sicurezza, finì contro il
paraurti del “tronchino” di un binario di
emergenza. Fra i circa 150 passeggeri che
rimasero feriti, sei hanno presentato
querele e denunce, mentre il pensionato morì
tre giorni dopo l’ incidente a Torino.
L’ipotesi di omicidio colposo discende dal
fatto che la consulenza medica decisa dal Pm
aveva stabilito “il nesso concausale” fra
l’incidente e il decesso. Secondo l’
accertamento, le lesioni riportate
nell’incidente furono fra le cause che
portarono alla morte di una persona che già
soffriva di alcune patologie, come una
coronaropatia.
Il decesso sarebbe sopraggiunto per
“ischemia acuta del miocardio a seguito di
frattura del massiccio facciale”.
Gilli era stato ricoverato all’ospedale
Maggiore del capoluogo emiliano con la
frattura del setto nasale, un trauma
maxillofacciale e una sospetta frattura a
una costola, ma la Tac aveva escluso lesioni
interne e compromissioni cerebrali. Insomma,
secondo i medici, non era in pericolo di
vita.
Venne così trasferito da Bologna
all’ospedale delle Molinette di Torino dove,
dopo una nuova Tac negativa, improvvisamente
era deceduto durante un elettrocardiogramma,
in cui aveva avuto due arresti cardiaci a
breve distanza. L’uomo da oltre 20 anni si
recava a Porretta Terme, sull'Appennino
emiliano, da dove era partito il treno
regionale, per cure termali.
«Prendiamo atto della richiesta di rinvio a
giudizio - ha commentato Stefano Vezzadini,
difensore di Boscolo - e confidiamo nel
vaglio del Gup che dovrà pesare gli elementi
dell’accusa e quelli della difesa: e siamo
certi che questi ultimi dimostreranno la
totale estraneità del capotreno».
(fonte: la
Padania - on line) |
9 novembre 2004
Il
vigilante russo: guardatelo e scrivete
al postmaster
le
vostre impressioni.
La
foto del vigilante russo che vi mostriamo è
pubblicata su "la talpa" di Milano di
novembre 2004 ed è tratta da Rail &
Transport. Il macchinista ha infilato al
dito un anello, collegato con fili al banco
di guida. In funzione della variazione della
resistività della pelle, viene monitorato lo
stato di veglia del macchinista! Poi anche
quello della BMW:
guardatelo! |
17 ottobre 2004
Rischi da cellulare
L'uso prolungato del
cellulare raddoppia, in dieci anni, il
rischio di tumore all'orecchio. Il rischio è
quattro volte maggiore per l'orecchio a cui
abitualmente si è soliti portare il
telefono. Questo il risultato di uno studio
condotto dal Karolinska Institute
di Stoccolma, il primo a confermare i
sospetti per gli effetti dannosi delle
radiazioni elettromagnetiche del telefono
portatile. Laricerca svedese ha preso in
esame 752 pazienti, di cui 148 affetti da
neuroma acustico, una forma benigna di
tumore che colpisce il nervo che collega il
padiglione dell'orecchio al cervello.
Normalmente l'incidenza del neuroma
all'orecchio è di un caso ogni 100.000
persone. Tra i pazienti della ricerca
colpiti da neuroma, 14 avevano usato il
cellulare regolarmente per oltreuna decade.
Nei restanti 604 pazienti in salute, gli
utilizzatori regolari di telefonino erano 29
persone. Con le dovute proporzioni, questo si
traduce in un tasso di neuroma due volte
superiore in chi fa un uso considerevole del
cellulare. Secondo iricercatori le onde
elettromagnetiche non sarebbero pericolose
prima di 10 anni di esposizione, ma l'uso
del kit auricolare andrebbe, in ogni caso,
preferito al contatto ravvicinato del
telefonino con l'orecchio. Lo studio del
Karolinska Institute rientrain un vasto
programma di ricerca internazionale,
chiamato Interphone e coordinato
dall'International Agency for Research
on Cancer (Iarc) dell'Oms. Il progetto è
partito nel 1998 con l'obiettivo di far luce
sugli effetti del cellulare sulla salute
umana ma,prima d'ora, nessuna ricerca aveva
riscontrato legami tra l'uso del telefonino
e la frequenza di tumori.
(fonte: il Manifesto) |
15 ottobre 2004
Locomotore senza guida per 100 Km. Due
inchieste.
Sembrava la scena di un film, ma era tutto
reale. Un locomotore senza guida, ad una
velocita' media di 70 chilometri orari ma
con punte di circa 100 km/h in alcuni punti
in leggera pendenza) ha percorso oltre cento
chilometri prima di finire la sua corsa in
un binario morto nella piccola stazione di
Rutino, in provincia di Salerno...
Tutto ha inizio dopo le 7 di stamattina,
quando Franco Siciliano, 48 anni, di Paola
(Cosenza), macchinista dipendente di una
ditta campana che si occupa della
manutenzione di convogli ferroviari, la
"Ventura", in servizio alla stazione di
Longobardi (Cs), probabilmente in seguito ad
un malore cade dalla motrice, forse azione
la leva di partenza, tenta di risalire a
bordo del mezzo ma non ci riesce. Il
locomotore comincia lentamente la sua corsa,
mentre Siciliano viene soccorso e
trasportato in ospedale a Paola, dove viene
ricoverato, con una prognosi di 15 giorni,
per trauma cranico, contusioni ed
escoriazioni in diverse parti del corpo.
Scattato l'allarme, la societa' Rfi ha
azionato il sistema di emergenza, bloccando
o deviando i treni in percorrenza sul
tragitto del locomotore, che lentamente
prende velocita', per controllare la
situazione. Nella stazione di Marina di
Maratea, in Basilicata, viene effettuato un
primo tentativo di fermare la corsa del
mezzo, ma fallisce. Tutto, quindi, si sposta
a Rutino, dove, dove si prevede di sfruttare
un binario morto in salita, per rallentare
il locomotore, Cosi' avviene, con il
deragliamento del mezzo e la fine di quello
che per alcune ore e' stato un vero e
proprio incubo.
Il Codacons, intervenuto in merito alla
vicenda, ha chiesto che si faccia luce
immediatamente su quella che poteva
diventare una strage, ma sul fatto sono
state gia' aperte due inchieste. La prima e'
stata quella della societa' Rfi e l'altra
della procura della Repubblica di Paola.
(fonte: AGI on line) |
14 ottobre 2004
Filt-Fit-Uilt-UGL-SMA
gettano la maschera e spianano la strada al VACMA.
Occorre ora
una forte mobilitazione dei macchinisti! |
10 ottobre 2004
Incidente di Chiasso: colpo di scena!
Di
colpi di scena, l'inchiesta sul disastro
ferroviario di Chiasso ne aveva già
riservati molti. La richiesta di
archiviazione del pubblico ministero,
Simone Pizzotti. L'intervento del
procuratore generale di Milano Salvatore
Sinagra, che ha strappato l'indagine a
Como 'accusando' il magistrato
inquirente di «inerzia» e chiedendo il
processo per cinque alti dirigenti di
Trenitalia e Rete Ferroviaria Italiana.
Ieri la nuova, clamorosa novità .
La locomotiva del convoglio merci che
nel febbraio 2002 deraglia alla stazione
di Chiasso, schiantandosi contro un
treno in manovra e provocando la morte
di due macchinisti (Carmine Senatore e
Salvatore Fortunato), potrebbe essere
stata cambiata all'ultimo momento.
La clamorosa indiscrezione è emersa nel
corso dell'udienza preliminare di ieri,
davanti al giudice Valeria Costi.
Un'udienza che avrebbe dovuto
rappresentare l'ultima tappa prima della
decisione del GUP: proscioglimento o
rinvio a giudizio per dirigenti delle
ferrovie, accusati di disastro
ferroviario colposo e omicidio colposo
plurimo.
Uno dei difensori, però, ha presentato
in aula una relazione di parte compiuta
dalla commissione d'inchiesta di Rete
Ferroviaria Italiana secondo cui il
locomotore deragliato sarebbe stato
cambiato all'ultimo momento.
Il giudice ha così disposto un
accertamento per comprendere se il
cambio di locomotiva sia avvenuto
veramente e per sapere chi, nel caso,
l'abbia disposto. Secondo l'accusa, la
locomotiva deragliata non aveva in
dotazione il sistema di ripetizione dei
segnali di stop e questo avrebbe
provocato lo schianto.
Il locomotore inizialmente previsto,
invece, era dotato del sistema
d'allarme. Un passaggio, come si
comprende, importante sul quale dovrà
ora indagare la polizia giudiziaria
della Polfer di Milano.
L'udienza è stata aggiornata al 6
dicembre 2004. Data in cui si dovrebbe
sapere se il locomotore sia stato
effettivamente cambiato all'ultimo
momento.
(fonte: Il Corriere di
Como - On Line)
|
22
settembre 2004
Incidente ferroviario sulla
Potenza - Foggia
Due operai pugliesi di una
ditta di Lecce sono morti
stamani a Lagopesole
(Potenza) in un incidente
ferroviario. Il mezzo di
servizio sul quale
lavoravano per riparare la
linea è stato tamponato da
un convoglio carico di
traversine. Ruggero Ricco,
30 anni, di Barletta (Bari)
è rimasto stritolato fra le
lamiere. Mario di
Pietroantonio, 48 anni, di
Foggia, è stato colpito alla
testa.
Altre cinque persone che
viaggiavano sul convoglio
che ha tamponato sono
rimaste ferite in modo non
grave. Uno solo, Canio Claps
di Possidente (Potenza), è
stato trattenuto in ospedale
per accertamenti, per un
trauma cranico. La prognosi
è riservata, ma non è in
pericolo di vita. La linea è
rimasta interrotta e non si
sa quando sarà riaperta.Lo
scontro è avvenuto alle
10.50, sulla linea Potenza -
Foggia, alla stazione di
Lagopesole, 35 chilometri
dal capoluogo lucano. Sulla
linea sono in corso lavori
di ripristino per danni
causati dal maltempo. Il
cantiere era affidato alla
ditta "Ventura srl" di
Lecce. I due mezzi che si
sono scontrati appartenevano
a questa, e i due morti
erano suoi dipendenti.
Stamani, i due operai
pugliesi stavano posando
traversine e saldando binari
poco prima della stazione di
Lagopesole, in direzione di
Foggia. Ricco era alla guida
di un "convoglio
rinnovatore": un treno di
servizio formato da una gru
che posa le traversine e un
grande saldatore che fissa i
binari. A manovrare la gru
c’ era Di Pietroantonio.
Alle 10.50, i due operai
hanno visto arrivare il
convoglio della loro ditta
che portava le traversine,
il cosiddetto "convoglio
materiale". Veniva dalla
vicina stazione di
Possidente (Potenza), dove
la Ventura ha il cantiere
principale, e procedeva in
direzione Foggia, sullo
stesso binario del convoglio
riparatore. La motrice
diesel trainava quattro
vagoni con cinquemila
traversine di cemento,
ognuna di 250 chili, e un
pesante macchinario in coda.
Quello che è successo è
ancora oggetto di indagine
da parte della Polfer di
Potenza. Dai primi
accertamenti, pare che il
convoglio materiale poco
prima della stazione di
Lagopesole dovesse
transitare sull’ altro
binario e passare oltre il
convoglio rinnovatore.
Quello che è certo è che
invece ha proseguito sullo
stesso binario, andando
addosso all’ altro. Forse lo
scambio non ha funzionato,
forse non hanno funzionato i
freni. Il macchinista sul
convoglio materiale ha
provato a frenare, ma le
ruote hanno cominciato a
pattinare sulle rotaie.
Allora si è sporto fuori ed
ha gridato disperatamente ai
colleghi: «Scansatevi,
scansatevi».
Ma era troppo tardi. Il
pesante convoglio ha
tamponato il vagone con la
gru e l’ ha scaraventato giù
dal terrapieno prima della
ferrovia. Mario Di
Pietroantonio è stato
colpito alla testa e gettato
sulla massicciata dall’
altra parte, morto. Il
convoglio materiale ha
continuato ad avanzare,
mentre i vagoni carichi di
traversine deragliavano.
La motrice diesel, spazzata
via la gru, ha spinto in
avanti il carro saldatore.
Questo è uscito dai binari e
si è impuntato a terra. Un
braccio meccanico sulla
parte anteriore ha ruotato
all’ indietro e ha
schiacciato la cabina di
guida. Ruggero Ricco è morto
all’ istante.
Uno dei macchinisti del
convoglio materiale è
riuscito a gettarsi a terra
prima dell’ impatto. Altri
cinque operai che si
trovavano a bordo hanno
riportato contusioni. Un
respingente è volato a
diversi metri di distanza ed
è finito su di una casa,
sfondando la veranda del
primo piano e la porta a
vetri dell’ ingresso.
L’ allarme è stato dato da
alcune donne che si
trovavano in una casa a
fianco della stazione (che è
incustodita). Sul posto sono
intervenuti carabinieri,
polizia e 118, con ambulanze
ed un elicottero. Solo nel
tardo pomeriggio è stato
possibile estrarre dalle
lamiere il corpo di Ruggero
Ricco. La linea ferroviaria
è rimasta bloccata, ostruita
dai vagoni deragliati e
dalle traversine. Non si sa
quando potrà essere
riaperta.
La procura di Potenza ha
subito aperto un’ indagine,
affidata alla Polfer e al pm,
Claudia De Luca. Il Ministro
delle Infrastrutture Pietro
Lunardi ha espresso il suo
cordoglio per le vittime e
ha nominato una commissione
d’ inchiesta, che già
stasera ha fatto un
sopralluogo. Un’ altra
indagine è stata avviata da
Rete ferroviaria italiana.
(fonte:
www.lagazzettadelmezzogiorno.it)
''Abbiamo sentito
un gran rumore di ferraglia. Poi una
botta molto forte. Siamo usciti fuori e
abbiamo visto i treni deragliati e i
feriti che uscivano fuori''. Una donna
che abita accanto alla stazione di
Lagopesole racconta cosi' l'incidente
ferroviario di stamani. ''Siamo stati
noi a chiamare il 118 - continua la
donna -. Poi siamo usciti incontro ai
feriti per portare un po' d'acqua. Erano
sotto choc, chiamavano i colleghi a voce
e col cellulare. I soccorsi sono
arrivati molto rapidamente, dopo solo un
quarto d'ora''. Secondo quanto riferito
dalla polizia, che conduce l'indagine, il macchinista del convoglio che
ha tamponato il mezzo di servizio dove
si trovavano le due vittime si e' reso
conto che stava per scontrarsi e ha
gridato ai colleghi ''scansatevi''.
Pare che alcuni degli operai che si
trovavano a bordo del convoglio si siano
gettati a terra per evitare l'impatto.
(fonte:
www.lanazione.it)
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14 settembre 2004
“Quanti incidenti dovremo ancora subire
prima di veder inserito il parametro
della sicurezza tra gli standard presi
in considerazione per l’individuazione
del price cap?”. A
denunciarlo è il vice segretario di
Cittadinanzattiva, Giustino Trincia, che
invita il Ministero delle Infrastrutture
e dei Trasporti “alla pronta istituzione
di un tavolo nazionale sulla sicurezza
ferroviaria per ridefinire le priorità
su questo argomento”.
“Passaggi a livello incustoditi,
difficoltà di accesso ai binari,
manutenzione della rete e dei materiali
rotabili sono quotidiane aree di
criticità, in tema di sicurezza, del
trasporto ferroviario” continua Trincia.
“Non bastano le grandi opere; in attesa
del loro completamento occorre più
informazione e prevenzione, coinvolgendo
direttamente lavoratori, cittadini e
istituzioni”.
“Le aziende del gruppo FS mutino la loro
politica in fatto di trasparenza. Il
treno è pur sempre un mezzo sicuro”
conclude Trincia “ma occorrono maggiori
informazioni in merito agli incidenti
ferroviari ‘minori’, non presi in
considerazione dalle classifiche
internazionali”.
Di seguito il calendario dei più
significativi incidenti ferroviari
occorsi in Italia nella prima metà del
2004:
9 gennaio. Calalzo-Longarone: un treno
senza macchinista né passeggeri cammina
per 25 km;
30 gennaio. Santa Palomba: incendio sul
diretto “Napoli-Roma”; 20 marzo.
Verbania: un morto nello scontro tra due
Euronotte “Parigi-Roma” e “Roma-Parigi”;
26 marzo. Albate Camerata: deragliamento
di tre carrozze del regionale “Como-Milano”;
6 aprile. Nocera Inferiore: traffico
ferroviario bloccato per due ore sulla
linea “Salerno-Nocera Inferiore” per
centralina elettronica in tilt e
conseguente blocco degli scambi;
26 aprile. Salerno: la chiusura
automatica delle porte dell’Intercity
Notte blocca una gamba di un passeggero
che, cadendo, se la frattura.
26 aprile. tra Nera Montoro e Narni:
persona investita dal regionale 2324 “Roma-Ancona”;
27 aprile. Bologna: la motrice
dell’Intercity “Milano-Bologna” mette le
prime due ruote fuori dai binari;
27 aprile. Paolisi: automobilista
travolto e ucciso da treno mentre
attraversa passaggio a livello
incustodito;
28 aprile. Varese: surriscaldamento del
locomotore sulla tratta “Varese-Gazzada”;
29 aprile. Parma: investita una persona
all’altezza di Fiorenzuola;
30 aprile. Stazione di Modena: ragazzo
ferito da un treno in transito;
1 maggio. Stazione di Paola: studente
investito da un treno merci in transito;
17 maggio. Arquata Scrivia: treno IR
2050 “Livorno-Torino” deraglia e si
scontra con locomotore proveniente in
senso opposto. 1 morto e 36 feriti.
Cittadinanzattiva invita i cittadini a
segnalare situazioni di pericolo
(fermate non in stazione, porte non
chiuse, marciapiedi mancanti, cantieri
non recintati, ecc.) al proprio servizio
gratuito di informazione e assistenza:
tel: 0636718555 (dal lun. al ven.
09.00/14.00), fax: 0636718333; mail: pit.servizi@cittadinanzattiva.it.
(fonte:
www.cittadinanzattiva.it)
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13 settembre 2004
Un treno passeggeri è deragliato questa
mattina, intorno alle 7.20, sulla linea
Cuneo Torino
CUNEO
- Grave incidente
ferroviario in Piemonte.
Un treno della linea Torino-Cuneo
è deragliato questa mattina intorno alle
7,20 in localitá Madonna dell'Olmo, poco
prima della stazione del capoluogo
d'arrivo.
Due per ora le vittime: la capotreno,
Annamaria Matarese, 46 anni,
in servizio presso il deposito
locomotive di Cuneo e una
viaggiatrice, Duilia Logli, 50 anni,
dipendente del Ministero dell'Interno.
A bordo del veicolo, un Taf, vale a dire
un Treno ad alta frequentazione, c'erano
una quarantina di persone, alcune
delle quali sarebbero ferite in modo
grave.
Oltre alla magistratura, anche
Trenitalia e
Rfi (Rete Ferroviaria Italiana)
hanno aperto un'inchiesta
sull'incidente.
LE TESTIMONIANZE - «Il treno
andava piano, poi c'è stata
un'improvvisa accelerazione ed è
deragliato». Questa la testimonianza di
un gruppo di sette operai rumeni che si
trovavano stamane sul convoglio locale
Torino-Cuneo. Sul treno c' erano
studenti e lavoratori pendolari, fra cui
i rumeni che lavorano alla costruzione
del nuovo supermercato Auchan di Cuneo.
Si trovavano al piano superiore della
prima carrozza, quella che si è
rovesciata. Hanno riportato solo lievi
ferite e sono stati medicati all'
ospedale di Cuneo. «Sono stati momenti
di panico - ammette uno di loro, Teodor
Paraschiu, 31 anni, abitante, come i
connazionali a Torino - il treno andava
piano, poi improvvisamente ha accelerato
e ha cominciato a sbandare. Sono esplosi
i finestrini, siamo caduti dai sedili e
ci siamo ritrovati al piano di sotto. la
gente urlava, c'era molto fumo. Abbiamo
pensato subito a un attentato».
La circostanza del gran fumo è
confermata da una donna, Brunella
Pallone, che abita con la madre
in una casa che si trova proprio sopra
il luogo in cui la carrozza si è
rovesciata. «Abbiamo sentito un gran
botto - racconta - siamo corse fuori e
c' erano una spessa coltre di fumo.
Abbiamo visto il treno deragliato». La
ferroviera morta, era moglie di un
maresciallo della Finanza in servizio a
Cuneo. Si trovava nel primo vagone così
come l'altra vittima, il cui corpo è
rimasto intrappolato fra le lamiere. I
vigili del fuoco stanno ancora lavorando
per estrarlo.
(fonte:
Corriere della sera)
I sindacati: tagli
al personale e scarsa sicurezza, queste
le cause della tragedia.
Due morti (la capotreno e un’impiegata
della Questura territoriale) e 34
feriti. E’ il tragico bilancio del
deragliamento del “Torino–Cuneo”,
avvenuto alle 7,30 del mattino di lunedì
13 settembre, un treno carico di
studenti, operai e impiegati che si
recavano a scuola o al lavoro.
L’ennesima tragedia ferroviaria, la
seconda sulla rete di Torino dopo quella
del 16 maggio scorso, quando a
Serravalle uscì dai binari il
“Livorno–Torino”, distruggendo una casa
e provocando la morte di una donna e il
ferimento di 37 persone. Sono ancora
sconosciute le cause del nuovo
incidente: a provocarlo potrebbe essere
stata la forte velocità del convoglio,
ma non si esclude l’errore umano o
addirittura un cedimento strutturale
della linea ferrata. Sono state già
aperte cinque inchieste da parte di
magistratura, Rfi (Rete ferroviaria
italiana), Trenitalia, ministero dei
Trasporti e una commissione mista,
composta dagli esperti degli assessorati
ai trasporti regionali e provinciali. Le
segreterie nazionali di Filt Cgil, Fit
Cisl, Uiltrasporti Uil, Sma–Fast e Ugl
ferrovie hanno espresso in un comunicato
congiunto il proprio cordoglio ai
familiari delle vittime, chiedendo che
venga fatta chiarezza con l’accertamento
di ogni eventuale responsabilità, e
invocano per l’ennesima volta la
necessità di accrescere la sicurezza nel
trasporto ferroviario, accelerando il
piano degli investimenti tecnologici.
“La sicurezza nel trasporto ferroviario
– si legge nella nota sindacale – va
continuamente accresciuta: non basta la
conferma che le ferrovie italiane sono
le più sicure in Europa. Quando ci sono
incidenti non si può ragionare con le
statistiche”. In particolare, rivelano i
sindacati, la linea interessata dal
disastro ancora non dispone delle più
innovative attrezzature che la possono
rendere sicura rispetto ai possibili
errori. “Si può sottrarre l’errore alla
fallibilità sempre possibile di chi
lavora – continuano i sindacati dei
trasporti –, anche con la migliore
formazione e competenza professionale.
La tecnologia oggi lo consente. Ci
vogliono investimenti e tempi rapidi per
l’attrezzatura delle linee, attuando
soluzioni migliori dal punto di vista
tecnico, in modo tale che la ricerca
della sicurezza non peggiori le
condizioni di lavoro”.
E’ su queste ultime che si concentra
l’attenzione dei sindacati. “A
Trenitalia e a Rfi – aggiungono le
cinque sigle sindacali – chiediamo anche
di conoscere le condizioni d’impiego del
personale interessato, per quanto
riguarda i turni e le condizioni di
utilizzo degli equipaggi. Davanti a
fatti così gravi, non ci possono essere
incertezze o dubbi sulle reali
condizioni nelle quali si stava
svolgendo la prestazione lavorativa
all’atto dell’incidente”. I sindacati,
infatti, puntano il dito contro la
mancanza di attenzione alle linee
secondarie, dal punto di vista degli
organici e della manutenzione. Secondo
loro, la causa principale della mancanza
di sicurezza sui treni sarebbe proprio
il taglio del personale effettuato
ultimamente su molte linee secondarie,
malgrado Trenitalia si difenda
sostenendo di aver effettuato negli
ultimi dodici mesi 850 assunzioni (400
macchinisti e 450 controllori). “Sul 51
per cento della rete regionale –
denunciano le organizzazione sindacali
dei ferrovieri – è stata adottata la
formula “uno+uno”, un macchinista e un
capotreno, quando, secondo il
regolamento, ci dovrebbe essere il
doppio macchinista e un controllore ogni
sei vetture”. Per non parlare, poi,
della scarsa manutenzione effettuata a
bordo delle linee secondarie, dove le
toilette sono spesso fuori servizio e
abbondano sedili e porte rotte. “A volte
– concludono i sindacati –, vi sono
intere carrozze chiuse per mancanza di
personale viaggiante. In caso
d’incidente, la mancata apertura di uno
sportello rischia di trasformare treni
sovraffollati come quelli dei pendolari
in trappole mortali per i viaggiatori.
Ben venga l’acquisto di nuovi treni
(Trenitalia dice di aver speso di
recente 707 milioni di euro per
l’acquisto di convogli interregionali),
ma anche le reti ferroviarie devono
essere ammodernate e dotate di moderne
apparecchiature di sicurezza, a
cominciare dal sistema di controllo
informatico Scmt, richiesto da tempo dal
ministero dei Trasporti”. (14
settembre 2004)
www.rassegna.it
|
3 settembre 2004
Alla Magona di Piombino premiati i
lavoratori che non si assentano per
infortuni...
Articolo apparso
su "Il Tirreno" del 3 settembre 2004. |
30 agosto 2004
Genova - Treno deragliato: altri otto
indagati
Per il tragico
deragliamento ferroviario del maggio scorso
in provincia di Alessandria, che causò la
morte di una donna ed il ferimento di 34
persone, sono state iscritte nel registro
degli indagati altre otto persone: sei di
loro sono manager e funzionari di RFI, e
devono rispondere di disastro ed omicidio
colposo. Il giorno dell'incidente, i binari
si trasformarono in una "serpentina",
provocando il deragliamento del treno
Livorno - Torino, a causa dell'alta
temperatura (45 gradi): un surriscaldamento
che avrebbe dovuto essere previsto durante i
lavori di ripristino della tratta, conclusi
qualche settimana prima. La POLFER ha
sottolineato le "gravi negligenze nella
gestione e controllo" delle operazioni.
[la Repubblica, 30 agosto 2004] |
24 agosto 2004
Allarme amianto al Banco
di Sicilia
Palermo, l'azienda ammette: il centro elettronico è
pieno di materiale cancerogeno. Quaranta morti sospette [...]
link |
19 agosto 2004
Contro lo sfruttamento nelle
multinazionali della scarpa sportiva
Guardando gli atleti e le
atlete nei bellissimi «fermo immagine» dei giochi olimpici (mentre si
concentrano prima dell'azione, o mentre si commuovono sul podio) non si possono
non notare i
[...]
link |
18 agosto 2004
Un altro morto nella guerra quotidiana sui
luoghi di lavoro.
BOLOGNA: un operaio folgorato dall’alta
tensione.
In un settimana, quella
dopo Ferragosto, nella quale la maggioranza
delle attività lavorative sono interrotte
per permettere il godimento del periodo di
ferie ai lavoratori, sulla linea ferroviaria
Porrettana, da Bologna a Pistoia, invece si
lavora e si lavora a ritmi alti perché, ci
dice una informazione di stampa, questa
linea dovrà coadiuvare la linea principale
Bologna – Firenze (via Vernio) quando su
quest’ultima saranno in corso ulteriori
lavori per l’Alta Velocità.
Mercoledì 18 agosto un
operaio, dipendente della ditta Bonciani di
Ravenna che ha l’appalto da RFI Rete
Ferroviaria Italiana per l’adattamento della
linea area sulla Porrettana, è rimasto
folgorato mentre lavorava.
Le notizie dicono che si
sia troppo avvicinato ad altri cavi
elettrici, che però erano alimentati a 3000
Volts, e che si sia prodotto l’arco voltaico
che ha ucciso istantaneamente l’operaio
della ditta d’appalto.
Naturalmente sono state
aperte delle inchieste anche da RFI, non
solo dalla Magistratura.
Per noi ci sono già delle
certezze: la diminuzione dei finanziamenti
per la sicurezza, la generale diminuzione
dei criteri e procedure di sicurezza molto
“allentate”, personale addetto ridotto in
nome del risparmio e annacquamento delle
responsabilità.come conseguenza dei processi
di privatizzazione delle Ferrovie.
L’operaio era di grande
esperienza, mentre non si comprende perché
dei tratti di linea elettrica fossero
alimentati a 3000 Volts con dei lavoratori
all’opera a breve distanza.
Perché in questa
settimana d’agosto si lavorava in linea,
quando è prassi nei periodi di punta del
traffico, per limitare i ritardi, chiudere
tutti i cantieri non di manutenzione
corrente? Perché il lavoro doveva essere
terminato il 17 di settembre e per
recuperare il ritardo si sono “strizzati” i
tempi di lavoro, cioè tutto il resto
compreso la sicurezza è passato in secondo
piano.
Insomma un altro
lavoratore è morto assassinato
dall’organizzazione del lavoro, e non è il
primo provocato dai lavori per le linee ad
Alta Velocità. (CUB
Trasporti) |
17 agosto 2004
Il decreto legislativo
n. 213 del 19 luglio 2004
individua un apparato sanzionatorio per le ipotesi di
violazione degli obblighi dettati dal decreto legislativo n. 66
del 2003 in materia di orario di lavoro. Il dlgs. 213/2004
amplia la disciplina sulle ferie ed individua una sanzione
amministrativa a carico dei datori di lavoro che va da 130 a 780
euro per ciascun lavoratore e periodo cui si riferisce la
violazione.
link
|
14 agosto 2004
Se il ferroviere ha come compagno un
"bip".
Intervento di Enrico Rossi
(assessore per il diritto alla salute della Regione Toscana) su "l'Unità" del 14
agosto 2004. |
13 luglio 2004
La
Sentenza della Corte di
Giustizia Europea (Seconda Sezione) del 13
luglio 2004 dove nella Causa C82/03 si fa "constatare che, non avendo lealmente
collaborato con la Commissione in una
fattispecie avente ad oggetto la salute e la
sicurezza dei lavoratori, la Repubblica
Italiana è venuta meno agli obblighi che le
incombono in virtù dell' art. 10 CE". |
8 luglio
2004
Requisiti professionali degli RSPP:
applicazione del dlgs 195/03 e prospettive.
Testo tratto dalla
relazione dell’ing. MARCO MASI -
Coordinamento tecnico Regioni e Province
Autonome)
fonte
confartigianato |
7 luglio 2004
Può costare il posto di
lavoro l'intervista eccessivamente critica con l'azienda, rilasciata dal
dipendente.
Se
vengono superati i limiti di continenza formale e sostanziale, viene violato il
dovere di fedeltà, stabilito dall'art. 2105 C.C. E' suscettibile di violare il
disposto di tale norma, e di vulnerare la fiducia che il datore di lavoro deve
poter riporre nel lavoratore, secondo la Cassazione, un esercizio da parte del
dipendente del diritto di critica che, superando i limiti del rispetto della
verità oggettiva, si traduce in una condotta lesiva del decoro dell'impresa
datoriale, suscettibile di provocare con la caduta della sua immagine anche un
danno economico in termini di perdita di commesse e di occasioni di lavoro.
(Corte di Cassazione, sezione lavoro, sentenza n° 11220
del 14 giugno 2004 - Presidente Sciarelli, relatore Stile)
|
3 giugno 2004
Circolare Ministero salute 03/06/2004, n.
Prot. DGPREV-13008/P
Quesiti
applicazione del Decreto 15 luglio 2003, n.
388
In riferimento ai quesiti posti, per quanto
specificato in oggetto, da parte dello
scrivente Ufficio si precisa quanto segue
[...] |